Città Murate
Este
Anche se attualmente ne conserva solo il ricordo, il maggior centro della Bassa a sud di Padova ha dato nome un migliaio d'anni or sono a una famiglia che qui s'insediò e che avrebbe giocato un ruolo di rilievo nella storia. Per un ramo gli Estensi divennero infatti duchi di Ferrara, poi di Modena e Reggio nell'Emilia; per un altro ramo, trasferitosi in Germania prima del 1100, la casa produsse in linea diretta i Braunschweig-Lüneburg.
Le origini dell'abitato risalgono però a tipi ancor più lontani. Per i veneti il luogo dovette essere tra IX e VIII sec. a.C. una specie di capitale fluviale, mantenutasi senza sbalzi apparenti fino alla romanizzazione di sei secoli successivi. Una zona d'ombra circonda invece il periodo tra le invasioni barbariche e l'affermarsi, attorno al Mille, degli Este. Furono loro a volere il primo nucleo fortificato, rifatto dai Carraresi attorno al 1340 e ampliato dopo il 1405 con l'avvento dei veneziani.
Il Castello
Dal mastio in vetta al colle scende la scenografica cortina a torri voluta dai da Carrara, che, luna pressappoco 1 km, cinge un pendio oggi giardino pubblico. Sulla porzione a valle del complesso, che rispetta l'originario tracciato di Alberto Azzo II Este (1056), i nuovi padroni Mocenigo fecero iniziare nel 1570 un loro palazzo, andato a fuoco a fine '700.
Nell'ala superstite, totalmente ristrutturata, trova posto dal 1887 il Museo nazionale atestino, eccezionale collezione archeologica che si basa sul nucleo civico fondato per impedire che le raccolte dei nobili locali finissero in eredità agli Este e in seguito arricchita dal progredire degli scavi. La sezione preromana documenta la preistoria della città e degli Euganei dal Paleolitico all'età del Ferro esibendo reperti di necropoli; la sezione romana è arricchita da sculture, cippi, fregi, coniazioni, gioie, lucerne e altri oggetti. Una sala espone opere medievali e moderne, tra cui una Madonna col Bambino dipinta nel 1504 da Cima da Conegliano per la chiesa di Santa Maria delle Consolazioni.
Tra piazza Maggiore e il canale d'Este
Dallo spazio principale di Este, su cui affaccia il palazzo del Municipio ricostruito nel '600, i portici di via Principe Umberto avviano alla millenaria San Martino, con facciata a capanna e campanile romanico duecentesco da oltre tre secoli pendente, e a Santa Maria delle Grazie, o Madonna della Salute, sorta nel 1717 su un santuario di tre secoli più antico. All'interno sono una quattrocentesca Pietà a fresco, una tela di Antonio Zanchi e, nell'abside, l'immagine bizantina quattrocentesca la cui fama miracolosa convinse gli Este a erigere la chiesa.
Da piazza Maggiore per corso Matteotti, asse della città trecentesca, si arriva all'ex chiesa di San Rocco (1717) e alla torre di Porta Vecchia o civica, vicino all'omonimo ponte, che fu ricostruita nel 1690.
Duomo
Superato di nuovo il canale di Este su un ponte veneziano e sottopassata la porta San Francesco (1581), ecco il principale edificio di culto cittadino, ricostruito da Antonio Gaspari dopo che nel 1688 un terremoto aveva abbattuto il precedente tempio d'origine paleocristiana. Il grandioso interno a pianta ellittica ha ricca dotazione statuaria e pittorica, tra cui spicca nell'abside la grande pala di G.B. Tiepolo (1759).
Monselice
Particolare è l'aspetto scenografico della cittadina, che da un nucleo inferiore di formazione medievale si prolunga sul colle della Rocca in una passeggiata d'eccezione, tra i significativi edifici d'epoca e un confortante verde. Già la latina 'Mons sicilis' sorgeva a un crocevia di comunicazione terrestri e acquatiche, destinato ad attirare le attenzioni della municipalità padovana e quelle contrapposte del risoluto vicario imperiale Ezzelino da Romano. A lui si dovette la costruzione della prima vera cerchia fortificata (1239), che negli sviluppi quattrocenteschi voluti dai Carraresi avrebbe compreso l'abitato a valle e, come a Marostica o Conegliano Veneto, un versante del colle fin dal vertice. Di essere restano scarsi tratti dopo che nel XIX sec. il successo delle manifatture tessili e dell'estrazione di trachite ebbe affermato una malintesa idea di modernità tutta orientata agli abbattimenti.
Piazza Mazzini
Per celebrare l'ingresso della regione nel nuovo Stato italiano fu ricavata nel 1870 questa piazza, risparmiando alle demolizioni la loggetta cinquecentesca di quella che è oggi la Biblioteca comunale e la Torre civica, sorta nel 1244 e ridotta a campanile nel 1504
Castello
La suggestiva via al Santuario inizia accanto alla settecentesca ex chiesa di San Paolo e si apre nello slargo su cui affaccia lo storico complesso di comando della cittadina, poi detto Ca' Marcello dalla famiglia che lo ebbe fino al 1835. Nella corte prospettano le facciate del duecentesco palazzo di Ezzelino e del palazzo dei Marcello. Nel cortile successivo si trovano una chiesetta settecentesca e, alle sue spalle, una casa romanica, cui si addossa uno stabilemerlato d'epoca carrarese. Per i giardini si può scendere a un palazzetto seicentesco, dove alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale Vittorio Cini aveva fatto sistemare la propria biblioteca, oggi in parte a Venezia presso la Fondazione Giorgio Cini; notevole il camino a torre del terzo piano.
Il Duomo Vecchio
Appare dopo aver lasciato a sinistra la scalinata e le statue grottesche della cinque-settecentesca villa Nani-Mocenigo, e, intitolato a Santa Giustina, fu costruito in forme romaniche nel 1256 e restaurato nel 1935. Passati sotto la loggia quattrocentesca che inquadra il portale, si trovano, nell'interno con tetto a capriate lignee, resti di affreschi del '400 e, all'altare un polittico coevo veneziano.
Santuario delle Sette Chiese
Una serie di sei cappelle disegnate nel 1605 da Vincezo Scamozzi (i dipinti sono di Palma il Giovane) accompagnano nella salita all'area di villa Duodo, i cui disegni erano stati commissionati allo stesso ed eseguiti nel 1592-93. Fa angolo un corpo opera di Andrea Tirali (1740), di sfondo al verde giardino all'italiana. La chiesa accanto alla villa conserva le reliquie di 25 protomartiri cristiani.
Montagnana
Circondata da 2 km di cinta murata è uno dei complessi fortificati meglio conservati al mondo. La struttura urbana dell'abitato è infatti perfettamente rispettosa dell'impianto vecchio di sette secoli, che in nemmeno 24 ettari conserva una dozzina di edifici d'importanza storico-monumentale. Castrum romano in zona insediata fin dall'età del Bronzo, quindi castello bizantino e capoluogo longobardo, l'antica "Motta Eniana" fu più tardi degli Estensi e dal 1242 di Ezzelino da Romano, per passare alla sua sconfitta sotto e controllo padovano e passare nel 1405 a Venezia.
Le Mura
Furono costruite nel 1360-62, su precedenti fortificazioni, per volere dei da Carrara; le 24 torri che le scandiscono, alte tra il 17 e i 19 metri, sono aperte verso l'interno. Nella pianta quadrangolare, le principali interruzioni corrispondono alla rocca degli Alberi o porta Legnago, e al castello di San Zeno o porta Padova, fatto costruire nel 1242 da Ezzelino da Romano; ridotto dalla Serenissima a deposito di canapa, trasformato dagli imperiali in caserma, le sue mura in cotto ospitano oggi il Museo civico, articolato in una sezione archeologica, un una musicale e in una sulle ceramiche medievali.
Duomo
L'asse viario che, dal castello di San Zeno, attraversa l'abitato prende nel primo tratto il nome divia Carrarese, lasciando a sinistra il palazzo del Municipio, su disegno attribuito a Michele Sanmicheli (1538), e aprendosi sul lato opposto nel vasto slargo centrale a portici che traccia un'accattivante prospettiva obliqua della chiesa madre, iniziata nel 1431 e conclusa da Lorenzo da Bologna nel 1502 in sostituzione di un'epoca romanica. Oltre il portale ad arco di trionfo (1530), che si vuole disegnato dal Sansovino, l'interno rinascimentale offre numerose opere d'arte. Curiose le conchiglie cinquecentesche sovrastanti le cappelle laterali del presbiterio. Opposta alla facciata della chiesa sta quella settecentesca del palazzo del Monte di Pietà, istituito nel 1947.
Via Matteotti
È, come via Carrarese, caratterizzata da portici. Vi si trovano palazzo Uberti e palazzo Magnavin-Foratti, attribuito ad Alvise Lamberti e connotato dalla bella pentafora con balconcini in pietra di Nanto. Sulla laterale via Montagnana va segnalato l'ex ospedale della Natività per l'interessante facciata lombardesca.
San Francesco
Sorse a fine '300 ed ebbe aggiunte le absidi un secolo dopo, assieme al campanile; all'interno, ridotto a navata unica, Trasfigurazione, scuola del Veronese e Madonna col Bambino di Palma il Giovane.